È un esame che permette di verificare la presenza o l’assenza di batteri o funghi: può essere mirato a controllare la vagina (tampone vaginale), il collo dell’utero (tampone cervicale), l’uretra (tampone uretrale) o l’ano (tampone rettale).
In gravidanza, ma non in tutti i centri ospedalieri, viene richiesto tra la 33esima e la 35esima settimana un tampone vaginale e rettale associato in un unico prelievo, per la ricerca dello streptococco beta emolitico, un batterio che può essere dannoso per il feto durante la gravidanza e per il neonato dopo il parto.
A seconda del tampone richiesto viene prelevato un campione di secrezione con un cotton-fioc sterile o con un tamponcino sterile: il campione, strisciato su un vetrino a secco e/o immerso in terreno di trasporto, viene poi inviato al laboratorio per l’analisi.
Il battere eventualmente evidenziato viene testato con diversi antibiotici per capire quale sia il farmaco più attivo (antibiogramma).
Non bisogna aver utilizzato di recente antibiotici o, per il tampone vaginale, creme vaginali. Non bisogna avere perdite di sangue in corso.
L’esito è disponibile dopo 10 giorni.